Dopo l’ultimo DPCM del 10 aprile, con il quale il Governo ha introdotto qualche ulteriore codice Ateco delle attività concesse, pur confermando un’impostazione coerente con uno stato di sostanziale fermata, molte aziende si sono sentite legittimate ad inviare dichiarazioni ai Prefetti per ripartire con le produzioni.
Se da un lato è ormai evidente che il meccanismo di silenzio-assenso, grazie al quale le aziende possono riprendere le attività in attesa di un eventuale diniego dell’Autorità Prefettizia, è insufficiente, dall’altro è sempre più evidente che gran parte della responsabilità dell’inefficacia di questo percorso è dovuto al grave senso di irresponsabilità delle aziende che non intendono rispettare il concetto alla base delle decisioni governative. Siamo ancora nel mezzo della pandemia e, ai segnali di appiattimento della curva infettiva, bisogna corrispondere ancora rigore e attenzione in ogni passo verso il ripristino delle condizioni di normalità. Il Governo ed il Comitato Tecnico Scientifico continuano a raccomandare e a chiedere prudenza e quindi a decidere interventi in linea con questo stato delle cose.
All’inefficacia della gestione delle deroghe in capo ai Prefetti è necessario porre rimedio: le Associazioni imprenditoriali e aziende devono dimostrare maggiore rispetto per la situazione di emergenza sanitaria e arrestare il processo derogatorio in atto.
Piuttosto dovrebbero prestare attenzione al confronto preventivo con i delegati RSU ed RLS nei luoghi di lavoro per determinare le condizioni di assoluta sicurezza per le lavoratrici e lavoratori nel momento in cui sarà definito dal Governo il momento della ripartenza. Fim Fiom e Uilm, insieme ai delegati nei luoghi di lavoro contrasteranno ogni irresponsabile forzatura.
Aziende insieme ad RSU ed RLS determinino il COME si tornerà a lavorare.
Il QUANDO lasciamolo decidere, e senza fare forzature, al Governo insieme al Comitato Tecnico Scientifico.
Fim Cisl ER- Fiom Cgil ER-Uilm Uil ER
Caruso – Lodi – Valentini