Ritenere
ideologica la posizione della Fiom è una dichiarazione grave. Non
tanto nei confronti della Fiom, quanto dei lavoratori di Cefla
interessati alla cessione del ramo di azienda.
L’intento
della Fiom era quello di ottenere il periodo più lungo possibile di
garanzia occupazionale per i lavoratori interessati in caso di
problematiche della new.co. 18 mesi di garanzia più la possibilità
di entrare in un bacino per future assunzioni di Cefla con permanenza
massima temporale in detto bacino fino al 31/12/26
è
certamente un risultato positivo e da valorizzare. Non è certamente
ciò che si voleva ottenere e, soprattutto, ciò che ci si sarebbe
aspettati da Cefla. Una delle principali cooperative metalmeccaniche
del Paese che decide di cedere un ramo di aziende ed i lavoratori in
esso impegnati: un grave e pericoloso precedente che adombra il senso
dello spirito cooperativo, nonchè il bagaglio culturale e valoriate
del movimento stesso. Non è retorica, nemmeno gretto populismo. Non
è nemmeno volontà di fuggire dal merito della discussione. La Fiom
è stata presente al tavolo e con i lavoratori dal primo all’ultimo
giorno. E ha operato secondo il mandato ricevuto da loro.
Ma non si può fare finta che non sia successo nulla di particolarmente grave. Una lacerazione si è prodotta per volontà di Cefla. Una lacerazione che produrrà conseguenze.
E’ ideologico volere tutelare i lavoratori messi fuori dalla porta da Cefla?
E’ ideologico mettere in campo una rivendicazione che provi a dare garanzie a quei lavorator* la cui dignità è stata calpestata da Cefla?
E se Cefla non ha proceduto unilateralmente (come la legge gli avrebbe concesso) è semplicemente perchè ha voluto preservare un minimo della propria immagine nell’ambito del tessuto sociale e territoriale di Imola:
L’operazione si è compiuta, l’accordo è stato fatto… proviamo però, almeno, ad avere un briciolo di onestà intellettuale: sono migliaia le aziende che, in crisi, utilizzano tutti gli ammortizzatori sociali disponibili prima di arrivare alla decisione o di ridurre il personale o di provare a cedere qualche ramo aziendale. Cefla aveva ancora disponibilità di ammortizzatori sociali, ma ha fatto altro. Legittimo, certo.
Ma la solidarietà non è più di casa nella cooperativa Cefla?
La
Fiom è convinta che le cooperative siano altro da Cefla. La
solidarietà è un valore che il tavolo di confronto per il rinnovo
del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro delle aziende
cooperative metalmeccaniche dovrà confermare . E’ evidente che
sarà necessario aprire una riflessione sullo spirito e sui valori
fondanti della cooperazione e sulla sua diversità rispetto a tutte
le altre aziende private.
La
vicenda Cefla ci dice che, se lo spirito ed il valore della
cooperativa sono ancora vivi, vanno certamente riattivati. Se sono
ancora vivi, certamente in Cefla non sono di casa.
In
ultimo, la Fiom non ha l’abitudine ad utilizzare a fini strumentali
parole e dichiarazioni pronunciate da altre organizzazioni sindacali.
L’impegno quotidiano a ricercare soluzioni per la tutela delle
lavoratrici e lavoratori è certamente sufficiente a saturare le
giornate di lavoro. Sarebbe opportuno che anche la Uilm seguisse tale
indicazione.
Fiom
ER
Fiom Imola
S.
Lodi
S.
Moni
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